Yoga salute e benessere
Si deve talvolta distinguere lo yoga rivolto al benessere della persona dallo yoga che è praticato come sport o fitness.
Nel primo l’attività principale sarà rivolta all’ascolto profondo del corpo realizzato grazie a posizioni semplici e distensive, nel secondo la pratica sarà incentrata sull’attività motoria finalizzata al raggiungimento della posizione stessa.
La differenza con lo yoga praticato come sport è che le pratiche classiche dello yoga devono essere estremamente calibrate, impostate su un attento e preciso ascolto del proprio corpo considerato dal punto di vista dei suoi interocettori (propriocettori, barocettori, termocettori, pressocettori, nocicettori, chemiocettori, viscerocettori).
In questo modo si tiene presente una delle regole fondamentali presenti nei testi classi: haimsa, non farsi del male.
Lo yoga è un metodo che invita a riattivare e cercare di mantenere, le proprie risorse fisiche, respiratorie e mentali.
La forza vitale risvegliata all’interno, attraverso un uso mirato di asana, pranayama, dharana e dhyana, diventa un supporto utile per sostenere l’individuo nei momenti di difficoltà (la presenza di corsi di yoga all’istituto Nazionale dei tumori di Milano ne è la prova).
Nei testi classici troviamo il concetto di shuddi, la purificazione, che invita a pratiche volte al ristabilimento dei processi vitali della persona.
Swami Kuvalayanda, medico indiano e allievo di Ghandi, fonda nel 1924, il primo centro per l’applicazione dello yoga alla medicina.
Qui allestisce il primo laboratorio medico con il proposito dimostrare la validità di questa tradizione millenaria nei riguardi del recupero della salute.
Il centro oggi si chiama Kaivalyadhama ed è uno dei più importanti e rappresentativi centro per lo studio e la ricerca delle opere riguardanti lo yoga.
I testi classici dello yoga abbondano di indicazioni volte al mantenimento della salute. Posizioni rilassanti, esperienze respiratorie, attività di purificazione, fisiche, sensoriali e mentali, sono gli strumenti utilizzati e presentati nei testi.
Va fatto notare che ogni testo classico dello yoga dedica circa la metà dei suoi contenuti allo descrizione e spiegazione dei motivi della sofferenza umana e dei rimedi per uscire da tale condizione. Sappiamo bene che la ricerca della liberazione dalla sofferenza è uno dei cardini della tradizione buddista oltre che yogica.
Yoga sutra di Patanjali
- Lo yoga consiste in un arresto delle funzioni mentali. (PYS I, 2)
- Queste attività mentali possono procurare sofferenza. (PYS I, 5)
- I rimedi per ridurre la sofferenza sono “il distacco” e le “pratiche”. (PYS I, 12)
Samkhya
- Tre tipi di sofferenza ci affliggono. Nasce quindi il desiderio di conoscere i mezzi atti a reprimere questa oppressione. Guardandoci attorno, non vedremo mai nessuno che sia uscito completamente dalla sofferenza; non c’è rimedio definitivo. (SK I)
- I mezzi conosciuti comportano limitazioni, esaurimento e squilibrio. Superiori a questi è quel mezzo che consiste nella conoscenza discriminante del manifesto dell’immanifesto e di colui che conosce. (SK II)
Bhagavad Gita
Alla vista della mia gente, padri, nonni, figli, nipoti, amici d’infanzia, compagni, maestri, zii, cugini, precettori, chi in un esercito, chi nell’altro, pronti per una battaglia fratricida, sento tremare le braccia, tutto il mio corpo rabbrividisce, mi si asciuga la bocca e i capelli mi si drizzano dallo spavento. Non posso neppure reggere il mio arco e mi sento bruciare la pelle. Le gambe non mi tengono, e la mia mente è tutto un vortice. BG I, 26-33.
Hata-pradipika
- Hatha offre un rifugio a coloro che sono afflitti dalle sofferenze della vita. Hatha dà il supporto per tutti i diversi rami dello yoga, come il supporto della tartaruga alla terra. 1, 10
- Pascimatana asana causa il passaggio delle correnti del prana attraverso il susumna, aumentando il fuoco gastrico, riducendo la pancia e offrendo alla persona una buona salute. 2, 15